Oggi ci scrive fr. Natale Fuomanò, 51 anni, missionario in Marocco dal 2013; ha vissuto a Meknes e da un anno vive a Tangeri.
Le motivazioni che mi hanno portato qui sono legate alla volontà di sperimentare la fraternità e la minorità in un contesto internazionale e in un paese musulmano. La regola di san Francesco parla di come i frati debbano vivere in mezzo ai musulmani ed il Marocco é il luogo in cui hanno trovato la morte i primi cinque martiri dell’Ordine francescano nel 1220. La mia idea era di allargare il concetto di fraternità, da vivere non solo tra cristiani, e quello di minorità, vivendo come cristiani in un contesto di minoranza assoluta. L’esperienza vissuta per nove anni a Meknes ha certamente contribuito a farmi entrare quotidianamente in questo incontro con l’altro diverso da me per cultura, religione, lingua e provenienza, con il quale si poteva però instaurare un rapporto di conoscenza, di rispetto, di vicinanza, di amicizia. Si poteva condividere il vissuto di ogni giorno.
Da un anno, sono parroco della Cattedrale di Tangeri. Un servizio completamente diverso e nuovo per me. Sono sacerdote da 19 anni ma é la prima volta che faccio il parroco. Sono arrivato a Tangeri con l’idea di imparare e di mettermi a disposizione della Chiesa locale. Prima parlavo soprattutto il francese, ora parlo di più lo spagnolo perché in parrocchia si celebra in questa lingua. Questo mi fa capire come sia importante adattarsi alle circostanze e fare di queste un’opportunità di crescita e di ricchezza. È sempre un po’ una sfida con sé stessi per decidere alla fine di fidarsi del Signore e servirlo dove Lui ti porta. Essendo parroco, mi rendo conto che il mio primo dovere è prendermi cura della crescita spirituale dei fedeli e animare la vita parrocchiale con l’aiuto dei diversi collaboratori disposti a prestare un servizio per il bene di tutta la comunità.
Condivido con voi la gioia di pensare che il Signore continua ad accompagnarmi, facendomi scoprire nuovi aspetti che mi completano e mi fanno crescere. In missione, respiro la consapevolezza di far parte della Chiesa universale: lo tocco con mano.
I fedeli vengono da tante parti del mondo e s’impara ad ascoltarli. Una realtà molto presente a Tangeri, dovuta alla sua posizione geografica nello stretto di Gibilterra, è quella dei migranti che cercano di arrivare in Europa passando dal Marocco o che cercano di integrarsi nella vita del paese con le difficoltà di chi è senza documenti. Alcuni miei parrocchiani sono migranti; cresciamo insieme nella vita sacramentale, spirituale ed umana.
Con la Caritas parrocchiale cerchiamo di raggiungere anche le famiglie marocchine bisognose di aiuto.
L’aspetto sociale e caritativo della Chiesa resta presente e aperto anche alla gente locale.
Sono molto grato verso tutti coloro che si fanno prossimi, diventano il buon samaritano che vuole dare speranza e consolazione. Questo lo respiro e lo vedo e cerco anch’io di fare la mia parte per il progetto di salvezza di Dio per ogni uomo. La missione mi sta insegnando molto: mi lascio stupire dal Signore e questo mi fa bene al cuore; mi lascio prendere per mano da Gesù con la fiducia di chi sa che mi proteggerà qualsiasi cosa accada.
Ogni bene a voi!