Francesco e il Creato

L’annuncio missionario è una strada a due corsie che unisce san Francesco e la natura: da una parte è il Laudatore che, come direttore d’orchestra, compone all’unisono le mille voci della natura, armonie, bellezze, fragranze. Dall’altra parte è la stessa natura che invita il Santo a espandere il suo cuore in una lode danzata al Creatore.

Sono come due voci che si chiamano e rispondono, che annunciano e accolgono, due voci che si indirizzano all’unica Parola che ha creato e formato ogni cosa nella propria inimitabile singolarità. Insieme le due voci narrano la mirabile fantasia di Dio che non si è mai ripetuto, godendo anzi di sigillare nell’essenza di ogni realtà il marchio esclusivo della sua armonia d’amore.                                                                                                                                               I due missionari – Francesco e natura – predicano l’uno all’altra questo prodigio incantevole di un Altissimo che si fa humus, del cielo sposato alla terra, di un Dio che non solo ci ha portati all’esistenza ma ci ha anche redenti con la sua morte e risurrezione; nel corpo di Cristo è come riassunta l’immensa pluralità degli esseri, e di rimando tutto l’universo è imparentato con la carne del Dio fatto uomo.                                                          Di questo parla la natura a Francesco, glielo ricorda continuamente e lo chiama a effondere il suo cuore in preghiere ed estasi. Parimenti Francesco tiene le sue vibranti omelie ai fratelli e sorelle che popolano il creato: «Fratelli miei uccelli, dovete lodare molto e sempre il vostro Creatore» (FF 424); «canta, sorella mia cicala, e loda con la tua letizia il Signore Creatore» (FF 850). Francesco e creato vivono il loro rapporto nella profondità di quella connessione che ha la sua scaturigine nel Creatore: Francesco «sapeva bene che tutte provenivano, come lui, da un’unica fonte» (FF 1145). Il suo primo Biografo rileva che egli «intuisce la causa e la ragione che le vivifica» (FF 750). Per tale motivo, nessuna creatura ha paura di Francesco, come anch’egli non ne è intimorito. Il suo stato di innocenza lo rendeva del tutto sicuro nelle mani della Provvidenza, per questo egli si sente fiducioso fratello minore con e tra le creature. La loro mutua attrazione si fonda, perciò, nella connessione con Dio che li fa riconoscere come sue creature, chiamate ad una collaborazione reciproca, anzitutto nella lode corale al Creatore: nel canto, infatti, vibrano uniti nella gioia unendo insieme spirito, anima e corpo. Gli animali parlano con Francesco ed egli conosce il loro alfabeto semplicemente perché insieme si riconoscono sillabe di quella Parola creatrice che in tutti ha lasciato traccia del suo ineffabile significato. È questo continuo riferimento a Dio che forgia gli occhi di Francesco a vedere ovunque il Bellissimo nel bello, e i suoi orecchi a udire la somma armonia nelle voci del creato. Il senso nascosto degli animali, come di tutte le creature, è stato come un istinto soprannaturale attivato dall’attrazione di Francesco, a sua volta calamitato dall’amore di Dio. Francesco e la madre terra con tutte le creature annunciano la più bella notizia: siamo attratti dalla calamita divina che è l’amore del Signore. Da lui proveniamo, a lui siamo diretti. Ed è bello camminare verso di lui come fratelli e sorelle, in una gioiosa solidarietà che non esclude nessuno.

 
 
 

                                                                                                                                 fr. Massimo Tedoldi