Estate Missionaria

Siamo nel periodo dell’anno dove tutti pensiamo alla pausa, come momento di riposo e rigenerazione, ma anche come occasione per vivere nuove e particolari esperienze. Tra queste esperienze, per qualcuno si affaccia anche la possibilità di “partire in missione”. Non sono poche le persone che spingono il loro sguardo un po’ più lontano dei luoghi di vita abituali e si sentono attirati dalla possibilità di conoscere altri popoli e culture; questo desiderio, che non è solo vocazione al turismo, si accompagna con una grande disponibilità a mettersi a servizio di persone che vivono in situazioni anche molto difficili, certamente in Paesi dove il livello di vita non è neanche lontanamente paragonabile al nostro. 

La missione a Meknes (Marocco) si è svolta dal 28 luglio al 16 agosto 2023, in compagnia di fr. Pietro, Elisabetta e M. Cristina ed è stata caratterizzata dal confronto con una doppia alterità: la disabilità e l’Islam. Le giornate feriali erano scandite dalla visita alla Fondazione Rita Zniber che accoglie bambini orfani e disabili. Il primo impatto non è stato semplice: non avevo esperienze pregresse in questo campo, non parlo arabo, i bambini e i ragazzi hanno età e disabilità diverse tra loro e temevo di essere più da ostacolo che non di supporto. Loro stessi però sono stati i primi a mettermi a mio agio con i loro sorrisi, i loro baci e abbracci, la loro accoglienza e la loro gioia.                                                        Quello che ci hanno donato in due settimane e mezzo è stato sicuramente superiore al nostro contributo concreto. Per essere adatte a tutti, le attività che proponevamo erano molto semplici e non richiedevano particolare preparazione da parte nostra. Bastava davvero poco per renderli felici: un po’ di musica, gonfiare dei palloncini, farli colorare, organizzare delle uscite al parco, al supermercato, al fast food, in piscina, al mare.           La cosa fondamentale però era esserci, far sentire loro un po’ di vicinanza, cura, amore e affetto che solitamente ricevono solo dalle nurse assunte dalla fondazione, sottoposte però a pesanti turni di lavoro e obbligate a gestire più disabili contemporaneamente.    La presenza dei frati in un appartamento della medina di Meknes e il servizio offerto agli abitanti tramite la biblioteca e i corsi di lingue e di informatica, oltre che il supporto materiale e spirituale a chi versa in situazioni di difficoltà, favorisce il dialogo tra cristiani e musulmani, la conoscenza e non solo il rispetto dell’altro, ma anche la condivisione di valori comuni, dello stesso Dio/Allah e un arricchimento spirituale oltre che culturale, grazie allo scambio reciproco. Esattamente l’opposto di una religione imposta dall’alto che vuole convertire a tutti i costi e il concretizzarsi nell’oggi di quel messaggio di pace e dialogo inaugurato da S. Francesco nell’incontro con il sultano Malik al-Kāmil del 1219 a Damietta. Prima di partire, il mio desiderio più ambizioso era quello di poter contribuire concretamente a un miglioramento della situazione con la quale mi sarei confrontato. Grazie a quest’esperienza, ho preso coscienza che il mio contributo concreto è stato minimo e non ha cambiato oggettivamente in meglio le condizioni di vita di nessuno ma è stato pur sempre un piccolo passo possibile, un dono ricevuto che ha abbattuto barriere difensive inconsce e favorito l’incontro, l’apertura, la relazione e la fratellanza tra persone apparentemente così diverse e di cui ora ho l’onore di poter dare testimonianza.

                                                                                                                                        Marco di Monza