La missione più antica dell’Ordine

La missione francescana in Marocco è tradizionalmente considerata la più antica dell’Ordine.  Attualmente riunisce 18 frati, tra cui solo un professo temporaneo, che ha scoperto la sua vocazione in Marocco e ha chiesto di unirsi a noi. Gli altri 17 fratelli sono “in prestito” dalle Province di origine per sei anni o più. Attualmente provengono da 14 diverse Entità corrispondenti a 11 nazionalità: Filippine, Repubblica Democratica del Congo, Spagna, Francia, Italia, Croazia, Polonia, Messico, Costa Rica, Brasile e Perù. Attualmente i frati sono divisi in 5 Fraternità, due nella diocesi di Tangeri (nel nord del Paese) e tre nella diocesi di Rabat (al centro). Si tratta di piccole fraternità missionarie di 3 o 4 fratelli.

La vita fraterna
Dire che la vita fraterna è il primo pilastro della nostra missione può sembrare ovvio. Tuttavia, in questa terra assume un significato molto particolare. I frati di tutto il mondo, infatti, sono abituati a trascorrere la loro vita in una Provincia dove entrano, si formano e maturano insieme, uniti da tradizioni condivise e da una storia comune. Niente di tutto questo in Marocco: ognuno proviene da un universo culturale e francescano diverso.
Questa realtà fa sì che, come ha detto uno dei nostri fratelli, la missione inizia qui quando apriamo la porta della nostra stanza perché la vita fraterna di 3 o 4 rappresenta già una sfida linguistica, culturale e umana. Ciò implica uno sforzo da parte di tutti e la capacità di aprirsi alla realtà dell’altro. Ciò rende le nostre fraternità e la nostra Custodia un laboratorio di convivenza interculturale alla costante ricerca della fraternità e dell’equilibrio, una scuola di amore e di minorità per permettere a ciascuno di essere se stesso e di dare il meglio di sé.

Il servizio reso alla Chiesa
Oggi il Paese conta più di trenta congregazioni religiose e più di 25mila fedeli, tutti stranieri. La stragrande maggioranza sono studenti subsahariani che vengono a studiare in Marocco prima di tornare nel proprio paese o accedere a ulteriori studi in Europa. Ma a loro si aggiungono sempre più lavoratori che hanno deciso di restare in Marocco, siano essi espatriati inviati dal mondo occidentale o ex studenti che lì hanno trovato lavoro.
I frati francescani gestiscono attualmente 7 parrocchie che sono luoghi di incontro per studenti, immigrati e lavoratori (in un mondo totalmente marocchino e musulmano) e che sono anche luoghi di costruzione spirituale e umana (soprattutto per gli immigrati decostruiti dal loro pellegrinaggio, per i cristiani detenuti che per molti anni ricevono solo la visita del cappellano e per gli studenti che raggiungono l’età adulta e imparano qui a vivere in modo autonomo e responsabile per la prima volta). Le parrocchie sono per loro luoghi di riferimento, sia per il catechismo e i sacramenti, sia per la presenza dei servizi sociali forniti dalla Caritas. Sono un punto di passaggio, un’oasi che vogliamo fraterna sui cammini di tutti. È per noi fratelli una scuola di adattabilità e di gratuità: noi seminiamo e altri raccoglieranno.

La presenza e l’incontro del mondo musulmano
Quando san Francesco d’Assisi evoca nella Regola del 1221 la missione tra i musulmani, propone due modi di considerare il ruolo spirituale dei frati, il primo consistente nel «non fare liti né dispute, essendo soggetto ad ogni creatura umana a causa di Dio e confessare semplicemente che sono cristiani» (Rnb 16,6). Ci sentiamo così inviati dall’Ordine al popolo marocchino: non come concorrenti o proseliti, ma come testimoni chiamati a vivere in mezzo a loro, ad incarnarci e a vivere l’incontro “come oranti tra altri oranti” (Christian de Chergé, martire di Tibhirine).
Per sviluppare spazi di contatto con la popolazione musulmana del Marocco e non rimanere solo tra i cristiani nonostante la molteplicità dei loro bisogni, la Custodia ha aperto tre centri culturali dove i frati fungono da insegnanti per persone di tutte le età desiderose di imparare le lingue in particolare. Attraverso rapporti con insegnanti volontari locali, sostegno agli studenti, attività culturali (cinema, dibattiti, laboratori di lettura o scrittura, teatro, ecc.) o progetti ecologici, i fratelli entrano gradualmente nella cultura di questo Paese, mettendosi al servizio di tutti.
Questo dialogo di vita (nella vita condivisa in mezzo a un quartiere popolare musulmano da una particolare fraternità) e questo dialogo di carità (attraverso opere a favore dei marocchini o dei poveri in collaborazione con altri marocchini o con associazioni locali) finiscono misteriosamente per aprirsi al dialogo spirituale. È senza dubbio a questo livello che la parte essenziale della nostra missione si realizza, invisibilmente, nella trasformazione dei nostri cuori e in quello – sfuggente – dei cuori degli uomini e delle donne che ci circondano.

La Famiglia francescana
Oggi, oltre ai frati minori, il Marocco conta un monastero di sei sorelle Clarisse e una sessantina di sorelle e fratelli del Terzo Ordine Regolare. Condividiamo con queste comunità le stesse sfide, quella dell’inculturazione nel Paese, quella dell’interculturalità delle nostre comunità e quella di un certo isolamento con distanze significative tra le comunità.

Nella gioia della vocazione che abbiamo qui, contiamo sulla vostra preghiera per essere ogni giorno più fedeli a questa chiamata del Signore che ci supera!

                                                                                                                   Fr. Stéphane Delavelle, OFM

Fonte http://www.ofm.org