Cari Amici e Benefattori
dopo quattro lunghi anni sono riuscita a ritornare in Congo. Ė stata una faticaccia ripagata da una grande gioia. I nostri ragazzi sono cresciuti, fattisi giovani uomini e donne, carini, sani e con un percorso scolastico o formativo lavorativo. Ho trovato anche tanti piccoli, non mancano mai in Africa, la natalità non è certo un problema come nella vecchia Europa.
Se apparentemente la situazione generale della città di Bukavu è più florida, ovvero si costruisce molto e caoticamente, la gente ha le scarpe ed è vestita meglio, il povero è diventato sempre più povero. Per fare un esempio: vi scrivo sempre che i nostri poveri in città si trovano nella maggior parte nel Keredi, una zona acquitrinosa e malsana con nugoli di zanzare malariche, con fogne a cielo aperto. La parte alta di questa conca è stata invasa da palazzi alti anche cinque piani dati del dislivello collinare. Quelli eretti nella media collina affiancano, distanti appena 60 cm, le casette dei poveri che hanno il solo piano terreno. Naturalmente sia l’acqua piovana che quella fognaria, non essendovi rete, si riversa in basso, allagando le case che abbiamo acquistato per i poveri e le altre vicine, inoltre quelle delle gronde degli alti edifici cade sui tetti di lamiera in basso. Le strade sono state ristrette anche di due metri mangiate dai palazzi, tanto che la macchina non vi transita più, quando va bene rimane un viottolo fangoso e scivoloso. L’esempio lampante che i ricchi distruggono i poveri.
Questa situazione di marcata diseguaglianza si produce anche a livello nazionale e per la regione del Kivu in particolare, il territorio dove siamo.
Il Kivu possiede il grande lago omonimo, lungo in linea diretta 100 km all’estremo nord è la città di Goma dov’è l’aeroporto internazionale, all’estremo sud la città di Bukavu dove siamo. Quasi alla metà c’è la grande isola di Idwji con una superficie di 340 Km², mentre numerose isolette sono disseminate ovunque.
Il vastissimo territorio del nord Kivu è ricco di minerali, ma la zona più meridionale di questo esteso distretto, il Masisi, possiede una terra agricola fertilissima alimentata giorno e notte dalle ceneri del grande vulcano Nyragongo, inoltre il sottosuolo più ricco al mondo di minerali strategici e terre rare. Chiaramente è un territorio che fa molto gola agli stati confinanti, in particolare al Ruanda e poi all’Uganda. Fino a circa due anni fa la guerra era più o meno sommersa, ora è apertamente cruenta. Sul territorio vi sono gli M23 – ribelli congolesi uniti alle forze di difesa ruandesi – che si fanno passare per partigiani, contrastati dalle truppe dell’esercito congolese, integrate da rinforzi militari sudafricani, burundesi e del Malawi, inoltre mercenari rumeni in cui sono convogliati uomini di molte altre nazioni. Gli M23 già da tempo si sono impossessati di molte porzioni, per esempio la ricca produzione agricola che veniva portata nella vicina città congolese di Goma, ora transita per il Ruanda e da questo paese viene riportata nel Congo con notevole aggravio fiscale doganale, poi venduta a prezzi elevati e proibitivi.
Ben più grave e macroscopico è quello che gira attorno ai minerali: l’Unione Europea ha appena siglato un accordo con il Ruanda per l’acquisto dei preziosi minerali, ufficialmente per averne la tracciabilità, ma in realtà perpetrando un’enorme frode nei confronti del Congo a cui appartengono, perché è notorio che il Ruanda è molto povero di minerali.
Ė palese che tutte le truppe arrivate in supporto a quelle congolesi vogliono il loro tornaconto, così come i mercenari rumeni, nessuno resta in questa situazione esplosiva per un ideale, ma per una sostanziosa convenienza. Tant’è vero che un’estesa zona già in mano a militari è un susseguirsi di miniere.
Sono proprio i mercenari rumeni, forse più preparati e scaltri oppure istruiti, distanti appena una decina di chilometri da Goma, che non permettono ai ribelli di entrare in città, perché vi è tutta la convenienza di far durare a lungo questa situazione.
Tutti questi avvenimenti hanno generato: sette milioni di profughi, quindicimila donne violentate seguite dal taglio dei capezzoli per non permettere l’allattamento, l’uccisione di migliaia di civili, sevizie e mutilazioni a uomini inermi. Ecco perché si sono creati i tre enormi campi profughi alla periferia di Goma. I “fortunati” Masisi che sono scampati ai massacri dei lori villaggi, sono ora accampati in minuscole tende dove non si sta neppure in piedi, tantomeno può coricarsi una famiglia di 5 persone. Dove quando arrivano gli acquazzoni tropicali non rimangono asciutti neppure gli occhi, dove una botte di acqua potabile viene portata due volte alla settimana, dove mille bambini – da un anno e mezzo circa ai dieci – ricevono un pasto al giorno quando un organismo internazionale o qualche congregazione religiosa ha le possibilità di fornirlo. Riso, fagioli e manioca per riempire un piatto a mille bimbi costa 520 dollari. Una tristezza inenarrabile.
Tutto questo, raccontato in sintesi ed edulcorato, avviene con la connivenza dell’Europa, Italia compresa, e delle maggiori potenze del mondo. Ė questo il territorio dove hanno ucciso il nostro giovane ambasciatore Luca Atanasio, il carabiniere Vittorio Iacobacci e l’autista congolese Mustapha Milambo.
Maggio 2024 – Valeria