Padre Mario Tarcisio Canducci
Nato il 18/05/1934 a Rimini, morto l’11 febbraio 2020 a Tokio, partito per il Giappone nel 1963.
Fr. Mario Canducci, entusiasta frequentatore del Festival Francescano, ci salutò in piazza Maggiore a Bologna quando l’edizione del 2019 stava concludendosi e si avviò veloce verso l’aeroporto per il volo con destinazione Tokyo. Fu per noi l’ultima volta che lo abbracciammo e che lo accompagnammo con la preghiera. Alcuni mesi dopo, gennaio 2020, le sue condizioni di salute si fecero improvvisamente
critiche fino a sottrarlo all’affetto dei familiari, di noi, di tanti amici ed estimatori. Il Covid non ci diede la possibilità di un degno ricordo, né di trovarci per la preghiera di suffragio.
La scorsa estate la presenza in Italia di fr. Claudio Gianesin, missionario in Giappone, ci ha reso possibile di ritrovarci assieme al fratello Sergio (con lui nella foto) e ai nipoti di p. Mario presso la chiesa parrocchiale per la celebrazione dell’Eucaristia in suo suffragio.
Di seguito si riporta uno stralcio dell’omelia di fr. Claudio. A lui la nostra grata riconoscenza per la testimonianza di vita missionaria che ha trasmesso: “Uno tra i tanti ed indimenticabili incontri con fr. Mario fu in una calda ed afosa estate d’agosto. La parte nord-ovest del Giappone è ben conosciuta per il suo cielo spesso nuvoloso, aria umida. D’inverno è ancor più famosa per le sue abbondanti nevicate. Era un sabato quando arrivai alla chiesa, verso le quattro o cinque del pomeriggio. Il sole splendeva; tuttavia, la forte umidità rendeva la giornata alquanto pesante a sopportare. Arrivò fr. Mario. Era di ritorno dal campo estivo dei ragazzi da una montagna alquanto lontana. Si vedeva la sua fatica trapelare dal suo saio un po’ in disordine e dai capelli un po’ arruffati. Mi salutò sempre con il suo solito caldo saluto e sorriso di fraterna accoglienza. Era la sua immancabile fraterna caratteristica. Caratteristica che aveva sempre un sapore di riconoscenza verso la “visita fraterna” di un confratello.
Dopo quel breve saluto si recò in chiesa per la celebrazione della Santa Messa. La cura dei fedeli era impressa nel suo cuore. Finita la celebrazione, si poteva ancora vedere la stanchezza di quel giorno pienamente intenso fin dal primo mattino. Mi raccontò che doveva ritornare subito presso i ragazzi del campo estivo. Ci saremmo rivisti il giorno seguente, quando sarebbe ritornato per la celebrazione eucaristica del mattino, alle ore 6. Guardandolo negli occhi gli dissi: “Non preoccuparti per la messa delle 6. Te la celebrerò io.” Mi guardò con due grandi occhi pieni di riconoscenza e mi disse: “Grazie” e partì. Due grandi occhi pieni di riconoscenza per un fratello che cercava di dargli una mano. Due grandi occhi pieni di riconoscenza e inevitabilmente pieni di gioia per l’incontro con un confratello, con un suo fratello. È il più caro ridondo che ho di lui, fr. Mario Tarcisio Canducci, mio confratello, mio fratello.”