I miei primi mesi a Kimbe

Dal regno del cacao al regno dell’olio di palma: dal West Sepik al West New Britain; cambia la natura, cambia la gente, cambia la vita.

C’è voluto un po’ perché il mio corpo si adattasse a questo nuovo posto; da Settembre ai primi di Gennaio ne ha viste di tutti i colori, non c’era una settimana che passasse indolore: malaria, raffreddore, infezioni di tutti i tipi, insomma, un brutto inizio per il mio corpo, ma che non ha frenato il mio servizio, anzi, più lavoravo col dolore più mi sentivo inspirato.

Qui il lavoro pastorale è molto diverso, non sono parroco ma aiuto il parroco seguendo 4 parrocchie la domenica più altre due durante la settimana. Anche se adesso sempre di più mi chiamano anche da altre parti.

I parrocchiani mi vengono a prendere in macchina per la messa e sono molto orgogliosi di questo. Da quando mi è stata messa a disposizione una moto, raggiungo due parrocchie con questo mezzo. Ci sono moltissimi cattolici qua, e la popolazione è mista. C’è gente da tutte le Regioni della Papua, dovuto al fatto che negli anni 70, quando il business dell’olio di palma è iniziato, molta gente si è trasferita per lavorare nelle piantagioni ed ora si sono stabiliti definitivamente. 

Non avete idea degli ettari di palme che ci sono, sconfinati appezzamenti di terra, ben curati e le palme ben allineate,  che visti dal cielo lasciano sbalorditi. La palma ha portato più benessere che in altre regioni, e l’organizzazione di tutto il business è veramente impressionante, infrastrutture moderne, laboratori di ricerca e tanta gente che lavora nelle compagnie.                                                                                                    Uomini, donne, bambini, tutti sono in qualche modo coinvolti nella cura delle piantagioni, e due volte al mese portano il frutto di palma ai bordi della strada e aspettano i grossi camion che raccolgono, pesano e pagano ogni membro della famiglia. Giorno e notte, senza interruzione. Non è cosi semplice tenere dietro ad una piantagione, c’è bisogno di tenerle pulite sotto, la raccolta con lunghe barre di ferro con in cima una lama per tagliare il caspo di frutti, fino ad una altezza di 10 metri. Comunque la gente lavora parecchio e hanno i soldi per mandare a scuola i bimbi.

La vita nel Centro Ritiri accanto al Convento è un posto accogliente, in mezzo al verde, e a 100 metri dal mare, una baia che sembra una grande piscina, tutto il contrario di Aitape.

Da gennaio ad oggi ho tenuto varie conferenze per i catechisti, alcuni gruppi e la scorsa settimana avevo 34 maestri di catechismo a cui ho insegnato l’ABC del mestiere. Ne sapevo poco anche io, ma la cosa bella è che ora ho più tempo per leggere, prepararmi e mi arricchisce tanto. Ad Aitape non avevo tutto questo tempo. La prossima settimana ci sarà il Ritiro dei Terziari Francescani.                                                                            Mantenere la struttura e i Giardini è un impresa, la gente aiuta a tagliare l’erba, ultimamente i bimbi vengono tutti i giorni alla messa e il Sabato vogliono tagliare l’erba e pulire intorno a casa. I macchinari che abbiamo sono tutti mezzi scassati! Quest’anno dovremo rivedere un po’ la strutturazione del Centro e costruire una sala per incontri e una mensa per mangiare.

Al momento sono solo, due frati mi raggiungeranno presto, spero. Ma la gente mi vuole già bene, i bambini non mi fanno respirare, e hanno tutti un grande rispetto per l’area dove siamo, cercando il meno possibile di disturbare.

Il vescovo è un nativo di questa Diocesi ed ha la mia età. È molto semplice, John Bosco.

Come sapete io sono ancora il direttore del Centro “Padre  Antonino” e seguo da qua il tutto, dai lavori, ai dipendenti e faccio gli ordini del materiale a Wewak. Al momento stanno completando una Sala Conferenze con aria condizionata per istituzioni che cercano sale di questo tipo che ad Aitape non ci sono. Il tutto per avere entrate per il Centro, un modo questo di fare un pò di autofinanziamento.

Sono anche l’economo della Fondazione, e addetto a pagare i sussidi per le comunità, acquistare biglietti aerei online, pagare le rette scolastiche dei frati in formazione, ospedali…etc. Insomma sono qua ma mi faccio un po’ in tre per stare dietro a tutto.

Comunque sto sempre bene ultimamente, anzi, mi son tornate energie che avevo perso, e chissà cosa mi verrà in mente di fare nei mesi che verranno.                                          Una cosa è certa: il modo in cui i bambini mi stanno cercando mi fa pensare che abbiano un desiderio di qualcosa di diverso, ora sta a me vedere come fare per saziare la marea di bimbi che gira intorno. Arrivano in chiesa prima di me nei giorni feriali, bimbi dai 5 ai 13 anni, e hanno “scalzato” i vecchi che di solito preparavano la cappella.     Un giorno una donna, non so chi, perché non ero presente ha ripreso i bimbi che pulivano intorno a casa, era il suo lavoro prima, e un bimbo piccolo gli ha risposto: “Non ce l’ha chiesto il padre di lavorare, l’abbiamo voluto noi!” La donna se ne andata senza fiatare.

Son cambiate tante cose, tante persone, tante abitudini, ma la voglia di vivere qua non cambia mai, ovunque sia, ricevo il doppio di quello che do.

                                                                                                               Un abbraccio a tutti, fr. Gianni