Migranti – Regolarizzazione dei lavoratori senza permesso di soggiorno

A livello governativo nel dicembre 2021 si è decisa l’assunzione di nuovo personale delle prefetture per sveltire le pratiche relative alle 220.000 domande di emancipazione dal lavoro in nero presentate dal giugno all’agosto 2020. Inoltre, come parziale risposta alle categorie imprenditoriali che da anni lamentano la scarsità di manodopera, il “Decreto Flussi” (21.12.21) ha finalmente raddoppiato la quota d’ingresso legale nel nostro paese portandolo dai 30.000 degli anni precedenti a 69.7000. In ogni caso gli imprenditori hanno rilevato che le norme non saranno ancora sufficienti per rispondere alle crescenti richieste di manodopera (in specifico: agricoltura, edilizia, assistenza anziani).

Anziché creare un’opinione pubblica contraria alla presenza degli stranieri in Italia sarebbe più ragionevole riconoscere le richieste del mercato del lavoro e mettere mano ad un cambiamento legislativo, in ambito migratorio, che faccia incontrare domanda e offerta lavoro. È probabile che qualcuno ricordi gli anni nei quali i mediatori degli industriali tedeschi venivano in Italia con le quote di offerte lavoro nei diversi settori e i nostri lavoratori, in risposta a quelle quote di offerta e alle loro competenze professionali, emigravano in Germania con tutti i permessi (non c’era ancora la UE). Che cosa impedisce di percorrere a livello legislativo strade che hanno dati buoni risultati? La previa regolarizzazione all’ingresso in Italia rappresenterebbe la porta di ingresso al mercato del lavoro legale.

INCIDENZA DELLE NAVI ONG SULL’ IMMIGRAZIONE ILLEGALE

Ci muoviamo dalla opinione sostenuta da più parti che la presenza nel Mediterraneo centrale di navi ONG incida in misura significativa sul numero di persone migranti che partono dalle coste del nord Africa. Per dare una risposta documentata ci rifacciamo a “Il Diritto di Asilo”, Report 2021 della Fondazione Migrantes che pubblica i seguenti dati: «Fra l’agosto 2020 e il luglio 2021, su 49.280 rifugiati e migranti sbarcati in Italia, quelli soccorsi da navi di ONG sono stati solo 4.239, il 9% scarso, meno di uno su 10.».

Ancora, le operazioni SAR (search and rescue, ricerca e soccorso) delle imbarcazioni ONG governative e non governative, negli anni 2013-2018 ebbero un’incidenza del solo 2,6% sullo aumento degli arrivi di migranti in Italia. Ne consegue che le ONG e le loro navi non costituiscano un fattore di particolare attrazione dei gruppi di migranti, di contro ci richiamano al dovere di salvare quanti, naufraghi in mare, rischiano la vita. Sono piuttosto le situazioni dei paesi di origine che provocano il flusso migratorio.  Su queste situazioni noi cittadini dei paesi industrializzati abbiamo forti responsabilità.

UN DRAMMATICO PARADOSSO

La guerra in Ucraina ci sta mostrando che l’arrivo in Italia di 70-80 mila persone in fuga dalla guerra in poche settimane non è un’invasione, né una minaccia alla nostra sicurezza.

Stiamo dando vita ad un drammatico paradosso: in Europa mentre si accolgono con calore i profughi ucraini, continuano i respingimenti illegali di altre persone in fuga da guerre, torture e fame. La risposta calorosa e accogliente data ai 4 milioni di ucraini in fuga dal conflitto fa purtroppo da contraltare alle violazioni commesse contro rifugiati, richiedenti asilo e migranti provenienti da altre parti del mondo.

  • Rimaniamo nel contesto dei profughi provocati dalla guerra di aggressione della Russia all’Ucraina e diamo la voce al vescovo di Ventimiglia mons. A. Saetta che ha chiesto alle autorità francesi di mettere fine alle discriminazioni: ai valichi di frontiera passano i profughi ucraini e vengono invece respinti i migranti africani e asiatici che in Ucraina risiedevano, nonostante i permessi di soggiorno rilasciati dal paese invaso dai russi. Stessa sorte tocca dal 2015 a tutti gli altri profughi in fuga da guerre non meno cruente che spesso vogliono ricongiungersi alle famiglie residenti in Francia.
  • Nelle settimane immediatamente precedenti l’invasione dell’Ucraina i «respingimenti» dei profughi e richiedenti asilo provenienti da altre parti del mondo stavano diventando sempre più visibili, ricordiamo quanto accade ai confini delle Bielorussia – Polonia, ora rischiano di essere completamente oscurati e dimenticati dalle conseguenze della guerra in Ucraina». Migliaia sono le violazioni documentate dal Consiglio d’Europa.
  • Alcune «raccomandazioni» di Dunja Mijatovic, Commissaria dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, a cui aderiscono 46 Stati membri:
  • I respingimenti non debbono avere luogo in Europa, tanto meno in questo momento. Invece, è la sua denuncia, alcune autorità degli Stati membri del Consiglio usano «l’arrivo di persone in fuga dall’Ucraina per giustificare la continuazione dei loro respingimenti illegali di profughi, richiedenti asilo e migranti». Non ci dovrebbero essere doppi standard, perché i diritti umani valgono per tutti.
  • Gli Stati membri rispettino gli obblighi in materia di diritti umani, rafforzino la trasparenza dei controlli di frontiera, «riconoscano i respingimenti come un problema europeo».
  • I parlamentari si mobilitino, sia come legislatori che come controllori, per opporsi a queste violazioni gravi, crudeli e contraddittorie.

fr. Guido Ravaglia