Il climatologo professor Ramanathan afferma che il grido della terra e il grido dei poveri è ormai diventato il grido di tutti, dal momento che il riscaldamento globale ha scatenato la “distruzione del sistema climatico mondiale”.
I leader di tutto il mondo stanno per riunirsi a Glasgow per la Conferenza delle Parti alla Convenzione-Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici (COP26), che si terrà dal 31 ottobre al 12 novembre prossimi. Si punta ad accelerare l’azione verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e della medesima Convenzione. Alla vigilia dell’appuntamento, Vatican News ha parlato con il professor Veerabhadran Ramanathan, che nel 2015 fu consigliere scientifico della delegazione vaticana alla COP21 di Parigi. La previsione del climatologo è che il “tempo anormale” che stiamo vivendo oggi sarà amplificato del 50% se non agiamo rapidamente.
Il grido di madre natura
Definito in varie occasioni “l’esperto del clima del Papa”, Ramanathan ha scritto i suoi primi commenti sui cambiamenti climatici in atto nel mondo nel 1975, quando aveva 31 anni. Allora, dice, “non se ne parlava ancora in termini umani. Si parlava dei ghiacciai che si scioglievano, dei livelli dei mari che si alzavano… Perché, in realtà, questo cambiamento tra il riscaldamento e gli estremi climatici ha iniziato a manifestarsi in maniera così evidente soltanto negli ultimi dieci anni”.
Il grido della terra
In che modo la terra grida? Uno, è l’aumento della temperatura. Il professor Ramanathan ricorda di avere preparato nel 2018 una pubblicazione insieme ai suoi colleghi, nella quale prevede che entro l’anno 2030 la temperatura sarà aumentata di 1,5 gradi. “E mancano ancora nove anni. Passare da 1 a 1,5 corrisponde a una maggiorazione del 50%. Immaginiamo tutto quello che sta accadendo oggi, amplificato del 50%”.
Il grido dei poveri
Il professor Ramanathan ammira Papa Francesco per avere collegato il grido della terra al grido dei poveri. Esistono prospettive concrete, tangibili – dice – che quei “tre miliardi di persone sulla faccia della terra che non hanno ancora scoperto i combustibili fossili” siano colpiti dal cambiamento della temperatura e del clima. “Ne ho parlato con Papa Francesco, di questo”, afferma. “Loro continuano a bruciare legna da ardere e sterco di vacca e rifiuti organici per rispondere alle loro necessità di base come cucinare e riscaldare le case. Eppure, saranno proprio loro a pagare le conseguenze peggiori del nostro idillio con i combustibili fossili: la maggior parte di questi tre miliardi di persone sono contadini.
Per i “contadini di sussistenza” in India questo significa che “vengono le piogge monsoniche – ma la pioggia scende a dirotto, cioè: quando piove, piove a dirotto. E mi chiederai: ‘E qual è il problema?’. Il problema è che quando piove a dirotto, l’acqua finisce direttamente nell’oceano: scorre via, ma si porta via tutti i nutrienti che sono nel suolo”.
Il grido di tutti
Ora non sono più soltanto Madre Natura, la terra e i poveri che elevano il loro grido: tutti ormai soffrono per gli effetti del riscaldamento globale, i poveri, la classe media e i ricchi, tutti allo stesso modo. Alluvioni e incendi non fanno distinzione tra persone e alberi. Uno dei timori del professor Ramanathan “è che il cambiamento climatico entri nei nostri salotti nello stesso modo in cui ci è entrato il Covid, senza risparmiare nessuno”.
“Il mio pensiero va in particolare alle persone tra i 30 e i 50 anni, che vivono ancora di stipendio in stipendio e che vogliono mandare a scuola i figli: quando la loro casa finisce distrutta da un incendio … e pensiamo che tra cinque, dieci anni, le assicurazioni saranno fallite, non saranno più in grado di assicurare la tua casa.
Trasformare quel grido
Però, possiamo fare delle scelte, afferma il professor Ramanathan: possiamo scegliere di fare come il rospo della favola, che non fa nulla mentre sale la temperatura dell’acqua nella quale è immerso, finché muore. “Per fortuna, noi siamo molto più intelligenti di lui: sappiamo reagire. Se saremo preparati, potremo evitare la maggior parte dei disastri”.
E continua: “Se osserviamo i segni del cambiamento climatico di oggi, e non di quelli di 15-20 anni fa, i modelli possono essere modificati”. Questo richiede “una gestione globale dell’acqua per produrre cibo. Non farei una differenza tra acqua e cibo: infatti, acqua e cibo sono come l’ossigeno per gli esseri viventi”.
Quale voce sarà ascoltata?
“Gli unici forum non-politici, secondo me, sono le chiese, i templi, le sinagoghe, le moschee. Tutto quello che viene detto alle persone ha un aspetto politico. Purtroppo, anche i media sono polarizzati sui due fronti. La gente dev’essere istruita rapidamente e organizzazioni e leader religiosi possono riempire il vuoto: Papa Francesco ha fatto il primo passo con la Laudato si’. Alla Pontificia Accademia delle Scienze si sono svolti molti incontri in cui scienza, fede e politica si sono alleate. E voi cattolici avete il polso diretto dei poveri: se riuscirete a convincere anche solo il 10% del rimanente 50%, saremo già un gran passo avanti: allora potremo scegliere leader adeguati che prenderanno le giuste iniziative”.
“Io punto tutto sulla fede”!