Nei mesi in cui l’Italia risultava uno dei primi paesi del mondo per il livello di contagio di Covid-19 (fine inverno – primavera 2020) in relazione alle persone migranti presenti nel nostro Paese si registravano:
Casi di “stigma sociale”, provocati dai media e dai social, riprovati dall’OMS.
L’impegno delle “Comunità etniche” nell’affrontare con la società italiana le situazioni createsi con la pandemia. “Dimenticate” dai media e non percepiti dall’opinione pubblica.
Per tutto il tempo del lockdown il continuo aumento della Povertà minorile.
Casi di “stigma sociale”
Si verificarono informazioni giornalistiche e comunicati di Enti pubblici sulla diffusione del Covid-19 genericamente addebitata, quali “casi di importazione”, a persone migranti senza ulteriori specificazioni. Ci furono anche dichiarazioni di politici circa la “evidente correlazione” tra immigrazione e pandemia. Un linguaggio evidentemente tendenzioso finalizzato ad innescare lo stigma sociale dello ampio gruppo “migranti” implicitamente responsabili del diffondersi della pandemia.
Si riporta uno stralcio della Dichiarazione della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che sottolineava i gravi rischi che ne potevano derivare: “le persone vengono etichettate, stereotipate, discriminate, allontanate e/o sono soggette a perdita di status a causa di un legame percepito con una malattia”.
La Rete Nazionale, per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, chiese alle Istituzioni pubbliche di evitare di associare il Covid-19 ai migranti o a qualsiasi altro gruppo nella società. Non solo perché ciò avrebbe violato la dignità delle persone, ma anche per il grave rischio di esclusione, anche a carattere violento, delle persone immigrate, rifugiate o richiedenti asilo, se fossero state percepite come “untori”.
L’impegno delle “Comunità etniche”
Le diverse “Comunità etniche” sono state in prima linea con la società italiana ad affrontare la situazione provocata dalla pandemia; alcuni esempi: creazione di piattaforme per diffondere “buone pratiche” e contenere la pandemia, servizi di sostegno scolastico per i bambini di famiglie migranti, creazioni di reti di solidarietà a favore di famiglie in difficoltà, l’impegno nel raggiungere richiedenti asilo, rifugiati, studenti e comunicare le misure da adottare per il contrasto e la prevenzione del contagio da Covid19, fornire supporto sociale e supporto educativo/culturale. Nello stesso tempo hanno promosso al loro interno raccolte di denaro, poi inviato nei paesi di origine che la pandemia ha portato al limite della povertà. Impegni “dimenticati” dai media e non percepiti dall’opinione pubblica
Il ruolo dei nuovi cittadini è stato molto importante per cercare di mantenere in piedi il nostro Paese, un Paese dove alcuni hanno scelto di abitare, altri vi sono nati non conoscendone di diversi ma essendo comunque etichettati come “seconde generazioni”, nuovi italiani o altro. Hanno operato nella consapevolezza che non c’è colore della pelle che possa fare la differenza in uno stato di bisogno così acuto. Mai come in questo momento serve sentirsi popolo di un unico grande Paese: il mondo.
Povertà minorile
Le indagini Istat e Caritas indicano come abbia funzionato il Reddito di Cittadinanza (RdC). Ha mostrato da un lato il suo essere essenziale per mitigare gli effetti della crisi e ridurre l’intensità della povertà stessa, ma già l’impostazione non gli consentiva di coprire l’area della povertà assoluta per il limite di accesso agli stranieri. Il 31,2 % dei nuclei familiari di persone migranti (sui dati 2019 la media nazionale è del 9,7%) è risultato in povertà assoluta, senza potere ricevere benefici. Inoltre la scala di equivalenza di redditi e assegno che non tiene conto, come sarebbe dovuto, delle famiglie con figli ha comportato che i minori in stato di povertà siano in continua crescita. La chiusura delle scuole, con la mancata refezione di mezzogiorno, la perdita in toto o in parte del lavoro di un genitore ha comportato che per lunghi mesi molti ragazzini abbiano subito la fame, un solo pasto al giorno.
A seguito del Covid-19 ci troviamo di fronte ad una doppia emergenza che riguarda i minori: la povertà materiale e la povertà educativa. Ci sono scelte da compiere e poi il bene operare per evitare un’altra generazione perduta.
Fr. Guido Ravaglia