Migranti e rifugiati descritti come nemici o vittime, ma non sono persone?
“È ripresa l’invasione”, così hanno titolato alcuni quotidiani e social quando a metà maggio in meno di 48 ore 2000 richiedenti asilo sono arrivati con i barconi – senza l’aiuto delle ONG – a Lampedusa.
Gli arrivi di maggio sarebbero stati gestibili senza allarmismi. Non è che il creare l’“emergenza” abbia per retroterra la nostra italica difficoltà a comprendere di come stanno le cose e di organizzarci per farvi fronte?
Quali abitanti della penisola che caratterizza il Mediterraneo, da tempo avremmo dovuto prendere atto che il “mare nostrum” ci rende confinanti con l’Africa e l’Asia.
Quando le cose vanno male “laggiù”…, qualche conseguenza la subiamo. Guarda caso di recente le cose in questi due continenti continuano a peggiorare. Per caso, assieme al mondo europeo, abbiamo qualche responsabilità di avere recato loro danno?
È più facile suscitare e alimentare sentimenti di paura, di disprezzo, di discriminazione, di odio, o promuovere la lungimiranza di affrontare la realtà nella sua complessità? Per formarsi alla solidarietà e all’aiuto occorre coraggio e determinazione, non la bramosia dell’istinto.
Di situazioni di emergenza ce ne sono molteplici, ne cito solo alcune: pandemia, denatalità, crisi economica, corruzione, cambiamento climatico, non è che mettere l’accento sull’emergenza migranti- rifugiati sia una regia orchestrata per mettere il paravento e nascondere altri problemi irrisolti?
Perché solo alcuni riconoscono che attraversiamo non una “emergenza migranti”, ma una “emergenza umanitaria”? Vedi non solo l’assenza di umanità e di legalità nei campi profughi della Libia, con violenze fisiche e psicologiche, ruberie, imposizioni, assenza di spazi fisici, ma anche noi italiani non siamo un esempio da seguire. Se si guarda al mondo del lavoro, molte aziende nei confronti dei rifugiati si approfittano della loro debolezza contrattuale: sono sottopagati, con contratti solo settimanali e orario notturno.
Queste persone, se continueranno ad essere sfruttate non potranno crearsi un futuro: l’approccio non è umano, né legale.
Il presentare il fenomeno delle migrazioni sotto la sigla dell’EMERGENZA non è che indichi una voluta miopia? Le emergenze, che indicano circostanze impreviste e di difficoltà, si affrontano con misure eccezionali. Di contro le migrazioni sono sempre avvenute, ora accadono a livello globale. Il fenomeno è complesso e difficile da affrontare, il ridurlo ad un semplice fatto di sicurezza non è che evidenzi un misconoscere da parte nostra la responsabilità verso le situazioni di povertà di una larga fetta della popolazione mondiale e il cambiamento epocale del vivere della stessa? Se rimaniamo a parlare di invasione e di emergenza volutamente rallentiamo il prendere coscienza che i problemi che sorgono dalle migrazioni vano affrontati non all’interno di un progetto culturale e politico, riconoscendo alle persone migranti di oggi i diritti e i doveri per i quali gli italiani emigrati di ieri hanno sofferto e lottato.
Fr. Guido Ravaglia